Namibia - La Costa degli Scheletri
Panorama di Windhoek al decollo |
Il viaggio di gruppo organizzato partiva il 6 agosto 1991 da Windhoek. Per essere all'appuntamento, ho prenotato un volo da Roma facendo tappa a Johannesburg e, il giorno dopo, 5 agosto, con un altro volo ho raggiunto Windhoek nel pomeriggio pernottando al Continental Hotel di Kaiser St. Il mattino del 6 agosto, il capo gruppo, dopo le presentazioni di rito e una rapida descrizione del programma, già noto ai partecipanti, ci ha trasferito all'aeroporto, dove è iniziato il viaggio a bordo di tre piper, ognuno dei quali trasportava 5 passeggeri, con destinazione Swakopmund e la Skeleton Coast sulla costa atlantica. Dall'aereo si ha una breve visione della capitale, dove si tornerà nel corso del viaggio. Tra Windhoek e Swakopmund, vi sono 260 km, lungo una regione semidesertica e montuosa, attraversata da letti asciutti di torrenti fra cui lo Swakop, alla cui foce sorge la città con il suo porto artificiale. I collegamenti con la capitale sono assicurati da un'autostrada e da una ferrovia che formano una curva verso nord seguendo gli antichi insediamenti preistorici dei boscimani di 2000 anni fa. La regione sorvolata fa parte del deserto del Namib, una fascia che si estende per più di 1300 km da nord a sud lungo la costa atlantica. Namib, in lingua nama, significa pianura estesa ed è simile al deserto di Atacama lungo la costa del Cile. Circa 50 km prima di raggiungere Swakopmund, si sorvola la più grande miniera di uranio della Namibia, detta di Rossing, che ha iniziato la produzione nel 1976.
DESERTO DEL NAMIBA sinistra, il massiccio dello Spitakoppe lungo il percorso dell'autostrada. |
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Si fa una breve sosta tecnica a Swakopmund e si riparte verso nord lungo la Skeleton Coast, il Parco Nazionale, che occupa una striscia larga 40 km, sulla costa atlantica, prosegue fino alla frontiera con l'Angola segnata dal fiume Kunene coprendo 23000 kmq. Solo il tratto fino al fiume Hoanib, 400 km a nord di Swapokmund è accessibile ai turisti liberi, oltre, si entra nella regione del Kaokoland, fino al fiume Kunene, ed è consentito solo agli operatori turistici autorizzati e con propri mezzi (fly-in), come nel nostro caso.
Dopo aver percorso un tratto di circa 120 km lungo la costa, si giunge a Cape Cros (Kaap Kruis), dove si trovano le più popolose colonie di foche della costa, diverse decine di migliaia che affollano la spiaggia e i vicini isolotti. Il nome di Cape Cross è stato assegnato alla località dal navigatore portoghese Nao Cao che per primo vi approdò e vi piantò una croce.
LUNGO LA SKELETON COASTA sinistra, la colonia di foche sulla spiaggia di Cape Cross. |
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Il volo prosegue ancora, e si supera il fiume Hoanib di 150 km. A questo punto, all'altezza del Khumib River, altro letto asciutto di torrente, i tre piper fanno una deviazione verso l'interno, a nord-est, per raggiungere un piccolo aeroporto vicino a Sarusas Camp, in realtà una semplice pista di atterraggio sterrata.
LUNGO LA SKELETON COAST
A sinistra, uno dei piper che volano vicini. |
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Atterraggio a Sarusas Camp |
Manica a vento. |
Sarusas Camp è uno dei centri organizzati dagli operatori turistici autorizzati in questa parte del parco. Il campo si trova sulla riva del Khumib River a 25 km dal mare ed è attrezzato con tende di tipo igloo.
Il letto del Khumib, come tutti gli altri della Skeleton Coast, è asciutto per la maggior parte dell'anno. Le stagioni delle piogge sono due, quella breve, da ottobre a dicembre e quella più lunga da metà gennaio ad aprile, ma è abbondante solo eccezionalmente, ogni 5-10 anni. Acqua e umidità si trovano a una certa profondità nel terreno e in certi punti possono affiorare delle sorgenti. Una di queste, la Sarusas Spring, si trova circa 12 km a valle nel letto del fiume. Lungo la costa, le precipitazioni sono di 50 mm/anno e solo al confine con l'Angola si raggiungono i 700 mm/anno.
Vicino al campo, si trova una pianta spinosa, endemica della Namibia, Acanthosicyos horrida, le cui radici scendono in profondità cercando l'umidità, e produce frutti, spinosi all'esterno, che sono molto ricercati dalle antilopi orice.
SARUSAS CAMPA sinistra, il letto del Khumib River. |
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Si pernotta al campo e il giorno dopo, 7 agosto, a bordo di tre fuoristrada si fa una lunga esplorazione del vicino Hoarusib Canyon eroso nei millenni dal fiume omonimo.
Il panorama è vario e accidentato, le dune migrano sotto l'azione del vento, la vegetazione è sempre presente in forme insolite e colori delicati. S'incontra una bella pianta strisciante sulla roccia dal colore verde tenero, che vive assorbendo l'umidità della notte e una pianta grassa nota come Dollar Bush per le sue foglie rotonde, dal nome scientifico Tylecodon arbiculata.
HOARUSIB CANYONA sinistra, una pianta strisciante sulla roccia. |
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Si entra in profondità nel canyon incassato fra alte pareti di argilla biancastra a forma di torri (clay castles) formatesi in tempi relativamente recenti per erosione di spessi strati di argilla e aveva riempito il letto del fiume, dopo che questo era stato bloccato a valle da dune di sabbia. Liberatosi dall'ostruzione, il fiume aveva ripristinato il suo letto, lasciando ai lati queste pareti. Nel versante sud del canyon c'è una vasta distesa di sabbia accumulata dal vento che soffia verso nord e le dune raggiungono altezze di 50-100 m. In qualche caso la sabbia tracima dalla sommità del canyon e scivola nel fondo.
HOARUSIB CANYONA sinistra, torri di argilla ai lati del canyon. |
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HOARUSIB CANYONA sinistra, altre torri di argilla. |
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Si giunge infine nel punto più a monte del canyon, che è sempre il luogo più ricco di acqua e di vegetazione del parco, frequentato dalla fauna e anche dagli elefanti.
HOARUSIB CANYONQuesto è il luogo più ricco di acqua in questa parte del parco. |
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Si torna verso il mare e s'incontrano ancora pareti di roccia e grandi massi arrotondati dall'erosione. Da lontano si sente il rumore del mare. |
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